sabato 31 dicembre 2016

La Mia Prima Battuta Al Cinghiale.

Viticuso 24 Dicembre 2016




Quale giornata migliore se non la vigilia di Natale, intrisa da quei dolci ricordi legati all'infanzia e tutt'oggi ai miei 25 anni tanto attesa e vissuta con emozione a fianco delle persone a me care, degustando ogni ben di Dio e scartando i doni adagiati delicatamente sotto l'albero, per ricevere un regalo così grande!?


Beh Amici quest'anno il regalo più bello non è stato un maglione, un cappello o un'orologio ma è stata un'Emozione!
E per di più non è stata impacchettata con la classica carta bizzarra contornata da alberi, orsetti e palline natalizie ma semplicemente è stato l'invito per una Battuta di Caccia al Cinghiale, offertomi da Luca, mentre comodamente seduti sul divano sorseggiavamo insieme a Lorenzo un morbido rosso Shiraz laziale, dinnanzi all'ardente camino del salone. 
E cosa c'è di più bello che provare un'emozione?
Come intonava il nostro caro Lucio Battisti:
"Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi emozioni".
Per Noi la Caccia è l'Emozione.
Non pretendiamo di spiegare la passione per la Caccia a chi ne è privo, sarebbe come cercare di spiegare i colori del cielo ad un cieco.
Quest'estate mentre me ne stavo comodamente seduto con lo sguardo rivolto verso il golfo di Bagnaia a Rio nell'Elba, mi dilettavo spesso nella lettura del romanzo "Il destino del cacciatore" di Wilbur Smith e rispecchiandomi in molte note dell'autore mi annotai una dialogo tra due personaggi del libro:

<< Dunque, Mr Roosvelt, come ci si sente dopo quello che avete fatto oggi?>>
Kermit ci pensò un momento.
<< Mr Fagan, siete un Cacciatore? Sarebbe più facile spiegarvelo. >>
<< No, signore. Gioco a golf, non vado a caccia. >>
<< D'accordo. Per me questo Leone è come per voi andare in buca al primo colpo agli Open durante lo spareggio per il titolo con Willie Anderson. >>

Non credo ci siano altre metafore o parole per descrivere al meglio questa passione che arde in noi.
Lo so lo so, ora basta dilungarmi con tutte queste chiacchiere poco inerenti alla battuta, è arrivato il momento di cominciare con la narrazione di quella giornata frizzantina.

La sveglia suona di gran lunga prima del solito, alle 3:50 del mattino sono catapultato giù dal letto.
Addormentarmi e svegliarmi sembra esser tutt'uno, ma la Caccia è anche questo.
Cerco di essere celere e minimalista nei preparativi anche perchè alle 06:00 ho appuntamento in quel di Cassino con Luca ed il papà Edoardo.
Indosso il classico Barbour verde inconfondibile per il suo odore acre, lo zuccotto per tener calde le membra ed i soliti pantaloni verdi con le scarpe da trekking.
Sorseggio velocemente un caffè e salgo frettolosamente in macchina, scaldo i motori e parto in direzione dell'Abbazia.
La temperatura è vicino allo zero ma il cielo è stellato e fa presagire una giornata soleggiata.
Il viaggio è una "schioppettata" e a parte un rapido controllo da parte dei Carabinieri che mi fermano per un controllo di routine, giungo senza problemi sotto casa di Luca per le 5:45.
Chiamo il "Dottore" nella speranza sia sull'attenti e pronto ad accendere la Moca!
Fortunatamente Luca risponde al primo colpo e mi invita a salire in casa pe'na tazzulella 'e cafè.
Giusto il tempo di assaporare l'aroma dell'espresso, fare un paio di battute insieme ai due amici e di prendere l'artiglieria pesante che saltiamo frettolosamente in macchina per raggiungere il luogo dell'appuntamento nella piazza di Viticuso.
Tra un tornante e l'altro con lo stomaco sottosopra guadagniamo quota illuminati da un incantevole bagliore rossastro; è l'alba che come una musa ispiratrice ci consente di vaneggiare su uno "spollo" d'altri tempi e ci illude di incarnierare qualche grosso cinghiale.
Finalmente arriviamo alle porte di Viticuso quota 825 m.s.l.m, sostiamo in piazza al solito bar nell'attesa che arrivi il resto della squadra.
A scaglioni arrivano uno dopo l'altro gran parte dei ragazzi, così prima di incamminarci alle poste decidiamo di rifocillarci al bar con l'ultimo caffè mattutino.
Il sole comincia a stagliarsi sopra l'orizzonte il che sancisce il momento di salutarsi e di dar inizio alla Battuta.
Con Luca ci dirigiamo alle pendici della Monna di Casale dove attendiamo l'arrivo di Paolo che ci condurrà in vetta con la sua Jeep.
Eccolo che arriva, finalmente si comincia!
Saliti a bordo del Suzuki sgommiamo sulla prima mulattiera che troviamo, cominciando a risalire le pendici del monte.
La jeeppetta va alla grande, supera ogni ostacolo che il bosco le pone davanti arrampicandosi come un piccolo carro armato, dopo una quindicina di minuti usciamo dalla macchia e giungiamo alla posta "Pozzi" che presidierà Paolo.
Tirato il freno a mano scendiamo dal mezzo, indossiamo i gilet fosforescenti di color arancio e sfoderiamo i nostri "schioppi", Paolo brandisce una Carabina con ottica mentre il sottoscritto ha in custodia la Doppietta Beretta cal.12 bigrillo di Luca.
Il Dottore comunica alla squadra tramite la radio, sulla frequenza 23 che siamo arrivati a "Pozzi" e che ci dirigiamo a "Cesa Mare", la nostra posta.
Salutato Paolo ci inerpichiamo lungo il sentiero roccioso della montagna, dove giunti in prossimità del passo la brezza mattutina ci investe accarezzandoci il viso, con un respiro profondo ci inebriamo di quei profumi agresti che solo la natura sa regalarci.
Con il pollice della mano destra faccio pressione sulla chiave della bascula del Beretta, le canne giustapposte sono ancora rese umide da un leggero velo di olio, inserisco 2 palle Gualandi da 32g e richiudo con fermezza la doppietta.
Ora è carica e pronta a far fuoco, ma con la sicura innestata.
Dal valico ci addentriamo con cautela tra i faggi per raggiungere la nostra posta facendo attenzione a non far baccano, vista l'eventuale presenza di qualche cinghiale ancora assopito.
Il terreno è ricoperto da un tappeto di foglie ed ogni passo provoca lo scricchiolare degli arbusti ricoperti dal sottobosco.
Da buon migratorista sono guardingo con l'orecchio teso nella speranza di udire lo zirlo del Tordo o il chioccolo del Merlo.
Come per magia eccoli che schizzano, uno, due, tre, forse quattro Turdidi tra una fronda e l'altra.
Aimè posso solo ammirare il loro volo, appassionatamente.
Proseguiamo lungo la boscaglia fino a giungere sulla sommità del faggeto dove come concordato presidieremo la posta "Cesa Mare".
Il suolo muta nuovamente aspetto: svanisce l'alta vegetazione lasciando spazio a impervie e rocciose vallate.
La vista è incantevole, abbiamo un'ottima visuale a 360° sui Monti della Meta: alle nostre spalle c'è la località Cardito, mentre in direzione Sud/Ovest ci sono Acquafondata e Viticuso.
Dalla nostra posta "Cesa Mare" possiamo scorgere dall'alto in direzione Sud/Ovest le poste: "Monna di Acquafondata", "Pratina", "Selva la Terra", "Pozzi", "Nipro", mentre in direzione Sud/Est quelle di: "Roccette", "Vallone delle Roccette", "Monaco Tondo","Quercia Secca" e "Pioppi".
Il sole splende nel cielo limpido avvolgendoci con i suoi affettuosi raggi luminosi, mentre io e Luca ci godiamo quel paradiso bucolico, lontani dalla vita frenetica e stressante della città.
Nel frattempo mentre ci scaldiamo come due lucertole, i "canai" ci avvisano via radio che sono partiti e stanno risalendo dalla "Rava" e dalla "Valle", possiamo udire in lontananza il latrato dei segugi a "gamba corta" sulla passata fredda, così rinvigoriti attendiamo fiduciosi che i cani spingano gli ungulati nella nostra direzione.
Improvvisamente dalla vallata avvertiamo il fragore di un fucile, vengono esplosi due colpi.
Alla radio arriva la notizia ufficiale, Fabrizio detto "Cita" ha fermato un cinghiale, sulla forcella di Monte Rodun.
Sembra proprio che sia una giornata da incorniciare, così tra una risata e l'altra improvvisamente mi addormento su un lembo di manto erboso.
Fortunatamente Luca è sempre vigile ed accorto ad ascoltare i messaggi che i ragazzi si scambiano via radio e inaspettatamente sento la sua mano sulla spalla destra che mi scuote per indurmi ad imbracciare la doppietta.
Daniel e Fausto scovano una ventina di cinghiali sulla Monna di Casale proprio dietro al nostro versante, tentando di incalzarli verso le poste.
Con trepidazione balzo in piedi e guadagno immediatamente terreno verso la cresta della Monna, ma Luca mi induce ad aspettare nella speranza che il branco fugga in direzione delle poste.
Potrebbero scendere dal crinale da un momento all'altro, invece i ragazzi ci comunicano che i cinghiali si dileguano nella direzione opposta, verso Cardito.
Poco dopo sopraggiunge Fausto, che con un dialetto colorito ci spiega la dinamica dell'azione, affermando che prima di una quindicina di giorni il branco non si sarebbe fatto vivo.
Peccato... Immaginate venti cinghiali che transitano in direzione delle poste!?
Avremmo anticipato il Capodanno!
Ma va benissimo così, sarebbe sbagliato sintetizzare l'Arte Venatoria nel semplice atto della detonazione, è romantico concepirla come l'insieme delle Emozioni che si vivono al di là dell'atto finale.
Sono le 15:00 e la battuta sta volgendo al termine; lo stomaco comincia a brontolare recriminando qualcosa da mangiare, così non perdendoci in chiacchiere addentiamo i nostri gustosi panini.
Rinvigoriti di fresche energie ci appropinquiamo sulla via del ritorno in direzione della Jeep.
Come diceva un vecchio amico, "in discesa scendono pure i sassi" e in men che non si dica siamo al fuoristrada.
Riposti i fucili saliamo sul 4x4 e raggiunto il resto della squadra alle pendici della Monna, organizziamo un brindisi per il compleanno di Franco alias "Uardione", accompagnato da una bella fetta di Pandoro.
Il sole comincia la sua discesa verso l'orizzonte e anche per me è giunta l'ora di rientrare; salutato e ringraziato i ragazzi per la bella giornata trascorsa insieme, intraprendo la via del ritorno in direzione dell'Urbe.

Ai miei Amici Luca & Lorenzo
e alla Squadra di Viticuso Buon 2017!

Daniele

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